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Con il contributo dell’Assemblea permanente dei Vescovi italiani e della Comunità ascianese ha preso corpo il progetto di restauro del vecchio cinema parrocchiale per dare vita ad un Auditorium, che va ad integrarsi con il complesso monumentale della Basilica minore di Sant’Agata, risalente all’XI secolo.
Il 22 settembre 2024, giorno dell’inaugurazione, per gli Ascianesi è stato un momento di grande festa poiché il recupero edilizio è un’opportunità per rinnovare la memoria delle vestigia di un’attività culturale a cui tutti siamo molto legati. Chi era presente ha potuto condividere questa emozione con il nostro Cardinale Augusto Paolo, che è intervenuto per la benedizione dei locali.
Il ripristino di questo spazio e le nuove attrezzature permetteranno di realizzare incontri e laboratori di vario tipo, anche in accordo con le Scuole e con le Associazioni di volontari del Terzo Settore, mediante criteri di comunicazione contemporanea.
La finalità del nuovo Auditorium, interpretando la volontà del nostro Proposto Don Luca e del Consiglio Pastorale Parrocchiale, sarà quella di sviluppare attività sociali formative ed educative rivolte a tutte le età, ma con un focus particolare sui giovani.
In altre parole un luogo dove la fede incontra e si misura gioiosamente con la cultura in tutte le declinazioni possibili e “la fede e la ragione sono come le due ali con le quali lo spirito umano s’innalza verso la contemplazione della verità”, recita l’incipit della lettera enciclica “Fides et ratio” del Sommo Pontefice Giovanni Paolo II.
Il collegamento a strutture ed infrastrutture storiche permetterà anche lo sviluppo di iniziative correlate ad altri servizi di accoglienza, come nel caso del Cammino Lauretano, che si snoda all’interno dell’intero Centro storico di Asciano. Tutto ciò nel solco di un’auspicabile pastorale del tempo libero e del turismo spirituale, che favorisca la presa di coscienza dei valori cristiani imprescindibili e che renda il cammino dei pellegrini un’esperienza unica, anche sotto il profilo storico, artistico e paesaggistico.
Un’occasione, pertanto, di sviluppo del nostro territorio secondo una prospettiva sinodale, tenendo aperto un costante e costruttivo rapporto con le Associazioni ascianesi e non, con i pellegrini della Via Lauretana, con le Istituzioni e gli Enti locali.
Al nostro Proposto Don Luca va il ringraziamento per la determinazione e per l’impegno profuso a favore della crescita spirituale e quindi culturale della Comunità di Asciano.
Mario Pace
Carissimi in Cristo,
mi è sempre piaciuto il brano dei discepoli di Emmaus, dove si parla di due discepoli delusi per ciò che era avvenuto al loro amico e maestro a Gerusalemme: un certo Gesù di Nazareth, chiamato il Messia, che aveva compiuto miracoli, segni e prodigi ma poi a soli 33 anni è stato appeso a una croce.
A un certo punto del loro dialogo, pieno di pessimismo e di rancore, incontrano un tale che si fa prossimo, si affianca al loro passo, senza chiedere di tornare a prendere la direzione giusta, ossia a Gerusalemme (infatti stavano percorrendo la strada che da Gerusalemme porta ad Emmaus). Questo personaggio ancora sconosciuto avvia un dialogo, si innesta nelle loro delusioni e nel loro lamento. Comincia ad istruirli sulle Scritture Sacre e annuncia tutto ciò che lo riguarda! Poi questi due discepoli comprenderanno che è Gesù Cristo, colui che doveva venire nella nostra storia e caricarsi delle nostre colpe, insegnandoci che Dio perdona, che il Suo Amore vince tutto, anche la morte.
Oggi ad Asciano inauguriamo l’Auditorium: luogo di molteplici ricordi ed esperienze che hanno lasciato il segno. Il teatro, la danza, il cinema e ogni avvenimento culturale era l’occasione per incontrarsi e condividere come una vera famiglia di famiglie. Purtroppo, negli ultimi decenni stiamo naufragando nella secolarizzazione di una società sempre più liquida e spersonalizzata, senza radici e senza passione. Il consumismo è diventato la nuova ideologia, dove tutti hanno tutto ma non sono felici, creandosi un deserto interiore. Credo, perciò, che in questo nostro nuovo millennio sia urgente imparare ad ascoltare e rivivere il desiderio dell’incontro, secondo l’invito del Sinodo (2021-2024) indetto dal Papa Francesco.
La storia ricomincia qui ad Asciano se sapremo sfruttare questo luogo per la condivisione, per fare famiglia, aprendo lo sguardo ai problemi del mondo, alla fatica di integrazione, alla riflessione e alla fede. L’Auditorium è il luogo per eccellenza di tutti nel nostro paese, il posto dove i giovani, le donne, le famiglie, le Associazioni, dal più importante al meno conosciuto possano sentirsi a casa e ‘provocati” alla ricerca del bello, del buono e appassionati all’amore reciproco. Un’oasi, l’Auditorium, dove si creano spazi di prossimità, dove ciascuno può sperimentare accoglienza, ascolto, compagnia. Un posto dove possano emergere temi cruciali come: la costruzione della pace, la cultura dell’ambiente, il dialogo tra le culture e le religioni, l’inclusione dei poveri, degli anziani, delle persone ammalate o con disabilità. Vorrei che da questo nostro Auditorium parrocchiale nascano laboratori di formazione di pensieri e azioni ispirati ai valori cristiani nella costruzione di un mondo più conforme alle esigenze di una fraternità disomogenea e mai globalizzata, che si accoglie e si arricchisce per il regno di Dio.
Ringrazio la CEI, il nostro Cardinale, mons. Augusto Paolo LOJUDICE, il Sindaco di Asciano, Fabrizio NUCCI, il CPAE e tutta la popolazione con i benefattori, per aver creduto in questo progetto, che speriamo porti molti frutti nell’immediato futuro!
Vi benedico di cuore e vi stringo uno ad uno tra le mie braccia,
Don Luca
AL PARROCO DI ASCIANO
DON LUCA VALLARIN
In qualità di Sindaco di Asciano mi compiaccio e ringrazio la Curia, la Parrocchia, Don Luca e tutti coloro che a vario titolo hanno contribuito, lavorato, permesso a distanza di molti anni di restituire alla Comunità ascianese il vecchio cinema parrocchiale, trasformandolo in Auditorium plurifunzionale. Un luogo, punto di riferimento negli anni ‘60 e ‘70 dei giovani del paese. In quei locali si faceva: teatro, la festa della canzone dei ragazzi, le recite della scuola, il cinema ogni fine settimana e la domenica pomeriggio per i ragazzi e i bambini. Lì inconsapevolmente facevamo comunità, nascevano amicizie e amori. In quel periodo c’era una forte divisione tra le classi sociali e politiche, con confini quasi invalicabili, ma al cinema parrocchiale tutti si sentivano a casa. All’epoca quei locali erano gestiti dalle famiglie Giannettoni e Pianigiani, addirittura venivano proiettati cinema all’aperto durante l’estate. È stato fatto uno sforzo economico notevole per poter realizzare questo Auditorium. L’auspicio è che, oggi come allora, torni ad essere punto di riferimento di aggregazione sociale e culturale per noi, per i nostri figli e per tutti coloro che vorranno usufruire dei servizi che offrirà un locale all’avanguardia, moderno e funzionale. L’Amministrazione tutta esprime la propria gratitudine per quanto è stato fatto nell’interesse del centro storico e più in generale per tutta la Comunità ascianese.
Fabrizio Nucci
Sindaco di Asciano
Quando anche la Parrocchia aveva un suo cinema...
Eravamo agli anni del miracolo economico: gli anni ‘60 del secolo scorso. Le famiglie del paese, molte delle quali provenienti dalle campagne, in via di progressivo abbandono, dopo i tanti sacrifici e le privazioni per la ricostruzione dalle distruzioni materiali e morali del secondo conflitto mondiale, volevano dimenticare i tanti anni di sofferenze, di privazioni, di mancanza di libertà. Le migliorate condizioni economiche portarono ad un generale incremento del tenore di vita che permise l’acquisto di un frigorifero, di una radio, di un televisore (la RAI aveva iniziato a trasmettere nel 1954), di una lambretta o di una vespa se non anche di una seicento e per i più abbienti di una 1100.
La nuova vitalità il desiderio di stare insieme in serenità ed amicizia, si poteva vedere passando per le vie del paese, in particolare per la via Maestra, il corso Giacomo Matteotti, il “salotto buono”, il luogo prediletto, dove la gente amava passeggiare, in particolare la domenica, all’uscita della Messa delle ore 12, nel pomeriggio e la sera dopo cena, specialmente nell’estate. La via era affollata di persone di tutte le età: gruppi di ragazzi e di ragazze, che camminavano in fila orizzontale, o si riunivano davanti ad un juke box ad ascoltare canzoni. Tante coppie di fidanzati o di sposi, talvolta tenendo per mano i loro bambini, passeggiavano in su ed in giù per il corso, conversando piacevolmente. Per diverse volte andavano “a spasso”, dalla Torre dell’orologio (la Torre Civica o della Mencia) fino ai giardini pubblici, od al parco della Rimembranza, dove potevano sedersi nelle panchine. Molti proseguivano per la via Nova (via Antonio Gramsci), fino all’Amagione, alcuni arrivavano anche a San Bernardino. Durante l’andare ed il tornare, incontrando amici e conoscenti, si fermavano a conversare più o meno a lungo, poi riprendevano il passeggio. Anche nei bar, tante persone, all’interno, e sedute nei tavoli esterni, posti ai lati del Corso, o in piazza Garibaldi, a prendere un caffè, a gustare un gelato, a giocare a carte.
Da pochi anni era finita la seconda guerra mondiale, anche la nostra gente, del paese e delle campagne, la domenica, e dopo una giornata di duro lavoro, aveva il desiderio di stare insieme, di parlare, di ridere, di scherzare, per dimenticare le sofferenze del passato. Ma il desiderio di stare insieme, di fare una comunità coesa e solidale, lo si poteva vedere anche nelle altre vie del paese, specialmente nei pomeriggi e nelle sere primaverili ed estive, allorché capitava spesso di trovare dei gruppetti di donne sedute nelle loro seggioline, riunite davanti agli usci (ai portoni) delle case, intente a fare la calza, a rammendare o cucire, mentre parlavano fra loro, in serena e fraterna amicizia. Erano momenti di spontanea socialità popolare che, per tanti anni, è stata una tipica caratteristica della nostra gente. C’era amicizia e fiducia reciproca fra le famiglie, ma anche per le persone, conosciute o sconosciute, che passavano per le strade; ne erano testimonianza le chiavi lasciate all’esterno delle porte di casa, senza il timore che qualcuno vi entrasse abusivamente. Tempi molto diversi da quelli che ci è dato di vivere oggi. Era tornata anche la laboriosità nel fare, nel realizzare quanto il nuovo sviluppo economico richiedeva. Sono, infatti, quelli gli anni in cui il paese comincia ad espandersi nelle aree limitrofe al centro storico, in particolare nella zona a sud-est, appena passato il passaggio a livello della stazione di San Giuseppe (oggi Asciano Monte Oliveto Maggiore). Tanti artigiani, alcuni veri maestri nel loro lavoro, li potevamo incontrare in alcune vie del paese, mentre, specialmente nella bella stagione, lavoravano all’aperto, occupando un certo spazio davanti alla loro bottega. Quelle vie, erano un laboratorio a cielo aperto, dove i rumori degli attrezzi di lavoro, diventavano la piacevole colonna sonora che, armonicamente, si univa alla musica e alle parole delle canzoni che le radio accese, diffondevano attraverso le finestre aperte delle case.
In un paese così vivo e gioioso, proiettato verso il futuro, non potevano mancare i luoghi di svago e di divertimento. Ce ne erano due: il cinema Ravvivati che si trovava nel Palazzo del Podestà, alla confluenza di via Bartolenga con piazza del Grano, ed il cinema Parrocchiale o del Prete o del Proposto che, in quegli anni, era Don Angelo Sadotti. Posto dietro la casa parrocchiale, vi si giungeva percorrendo pochi passi di via Mameli (per gli ascianesi, le Strade Nove), per poi, sul suo lato destro, salire un’agile scala, composta da gradini bassi e larghi. Al termine della scala, potevamo trovare, sulla destra, i locali della sala cinematografica e, sulla sinistra, un ampio spazio aperto, una parte del quale era riservato ai posti per il cinema all’aperto dei mesi estivi e, la parte rimanente, al campo da tennis.
Un cinema molto frequentato dagli ascianesi, nelle sere del sabato e della domenica, quando il locale, quasi sempre, era pieno di spettatori di tutte le età. Un luogo di piacevole ritrovo per l’intera comunità, per passarvi un paio d’ore a vedere un film, ma, soprattutto, per il piacere di stare insieme. Enzo Pianigiani “Migliaccino”, era l’addetto all’uso della macchina per la proiezione della pellicola, Renato Losi, postino di grande fede milanista, faceva i biglietti d’ingresso. Allora, non si guardava il film, mangiando popcorn o patatine, ma semi di zucca tostati e noccioline americane che “Firenze” (Tullio Pieri) ed il “Trillo” (Attilio Giannettoni) vendevano all’ingresso, o passando col paniere fra una fila e l’altra di spettatori.
Ma in quel locale si facevano anche altri spettacoli, come le commedie brillanti, interpretate da “attori” del paese; persone comuni che dedicavano il loro tempo libero per prepararsi alla recitazione. Fra loro ricordo, in particolare: Sandro (Sandrino) Moscatelli, Bruno Neri, Alberto Fabbri, Ferdinando Dotti, Luigi Landi, detto “il Golo”, Lido Cassioli, Anna Moscatelli, Marisa Rosini, bravissimi interpreti, e portatori di buon umore ai tanti spettatori che assistevano alle commedie, fra le quali mi vengono in mente: la Trisarca, il Castiga Matti, il Diavolo in Sacrestia, l’Acqua Cheta.
Vi si svolgeva anche la Festa della Canzone dei Ragazzi, sorta per iniziativa di Don Giuseppe Bruni, l’allora Cappellano della Parrocchia di Sant’Agata che, insieme al compianto Romano Bianchini (il Tito), componente della banda della Società Filarmonica Giuseppe Verdi ed eccellente suonatore di sassofono, coinvolgendo nella sua organizzazione diversi giovani, ideò e fece partire “La Festa della Canzone dei Ragazzi”. Era una manifestazione canora fra bambine e bambini che si cimentavano nel cantare le canzoni dello Zecchino d’Oro, allora all’apice del successo.
I bambini cantavano le canzoni, Romano ed altri musicisti dilettanti curavano gli arrangiamenti della parte musicale. Due persone in possesso di una buona pronuncia e di una spigliata presenza, come Annamaria Sonnimini e Vincenzo Ravaglia, erano i presentatori delle tre serate della gara canora, che si svolgeva nel periodo invernale, poco dopo Natale. Il tutto sotto la supervisione e la regia del suo principale artefice: Don Giuseppe. Tre serate, il venerdì, il sabato e la domenica, con la sala del cinema parrocchiale piena zeppa di spettatori, entusiasti nel vedere la bravura di quelle bambine e di quei bambini, che erano stati preparati con tanta cura e passione.
Nella serata finale, una giuria prevalentemente composta da altri bambini, votava per tutte le canzoni in gara, determinando le prime tre classificate che, come si conviene, ricevevano il meritato premio. Durante le serate si esibivano, come graditi ed applauditi ospiti fissi, il complesso musicale ascianese dei Draghi ed, alcune volte, anche quello rapolanese dei Cobra, ma non mancarono i personaggi dello spettacolo, che vedevamo in televisione durante le trasmissioni dello Zecchino d’Oro, come Richetto.
La Festa della Canzone dei Ragazzi divenne così, per diversi anni, un appuntamento fisso ed atteso da tutta la cittadinanza che, a distanza di più di cinquant’anni, ne porta ancora un piacevole ricordo. Purtroppo, tutto passa e tutto ha un termine, ed anche questa festa finì con il trasferimento di Don Giuseppe Bruni alla guida della Parrocchia di Alberoro, una frazione del Comune di Monte San Savino (AR), avvenuto nei primi anni ‘70 del secolo scorso, quando la nostra Parrocchia faceva ancora parte della Diocesi di Arezzo. Ma anche le piccole sale cinematografiche cominceranno ad avere una graduale diminuzione degli spettatori per la possibilità di vedere, gratuitamente, i film in televisione nelle proprie case. Furono, infatti, gli anni ‘70 e ‘80 del secolo scorso, a vedere l’espansione delle televisioni commerciali, delle TV a pagamento, della produzione di videocassette con i film registrati, che si potevano vedere dal proprio televisore, comodamente seduti sul divano. Ma mancava la “magia” del vecchio cinematografo, dello stare insieme, del fare comunità.
Il cinema Parrocchiale, come il Ravvivati, luoghi entrambi di collettiva memoria, è da molti anni chiuso ed in progressivo degrado. Alcune volte si è sentito parlare di un suo possibile recupero, ma alle parole non sono seguiti fatti concreti. Solo di recente, il nuovo Proposto Don Luca Vallarin, ha comunicato l’imminente inizio dei lavori per la realizzazione di un progetto che prevede la trasformazione del vecchio cinema in un moderno auditorium. Una notizia che, sicuramente, avrà fatto molto piacere all’intera comunità. Un luogo della memoria, finalmente, in via di recupero, per ritrovarlo e restituirlo al paese di Asciano.
Tratto ed in parte riadattato da:
Enzo Magini: La Querce del Boscarello, Ed. Arca 2019 e, dello stesso autore, da: Visto dall’alto 2022, Ed. Arca e Proloco Asciano